Sono abbastanza sicuro che la fase politica che stiamo attraversando, negli anni a venire verrà ricordata per il ruolo determinante della comunicazione politica. Non ci riferiamo alla tecnologia e alla modalità con cui questa avviene, ma proprio al linguaggio.
La politica che oggi ha raccolto migliori performance elettorali è quella che ha semplificato il linguaggio e lo ha reso comprensibile, non siamo i primi a dirlo. Esattamente l’opposto della Prima Repubblica, in cui la lingua era resa incomprensibile e pomposa (si pensi a locuzioni come convergenze parallele) e della Seconda Repubblica in cui gli anglicismi berlusconiani costringevano ad armarsi di dizionario italiano-inglese durante l’ascolto.
Il diktat è abbattere le élite intellettuali che fanno del linguaggio forbito il punto di forza della propria comunicazione, a costo di semplificarne i contenuti.
Stamattina, in una piazza Dante dipinta di giallo per la manifestazione contro M49 (qui il resoconto della giornata) ho avuto modo di assistere ad un mirabile esempio di questa strategia comunicativa.
Vediamo un frammento in video di quando il Presidente Maurizio Fugatti è salito sul palco e ha iniziato il suo discorso.
Come avete sentito, parte del discorso (non tutto ben inteso) è stato pronunciato in dialetto. Una scelta comunicativa potentissima, in quel contesto.
Il dialetto ha permesso a Fugatti di mettersi al fianco del coltivatore, dimostrando vicinanza alle sue lamentele e rassicurandolo. Fugatti era uno di loro, parlando a loro nel loro gergo, esaltandoli e rendendoli euforici. Il pubblico, ovviamente, ha risposto con un’ovazione.
Tutto in contrapposizione a Loro (come dice nel frammento), gli ambientalisti e gli intellettuali che parlano un italiano difficile e che pensano che i plantigradi non siano altro che simpatici animaletti di peluche: questi professoroni non sanno cosa vuol dire alzarsi alle cinque del mattino, e men che meno sanno cosa vuol dire rinunciare ad una giornata di lavoro per venire a Trento a protestare per salvare la propria economia.
Un lavoro perfetto.