L’iniziativa dell’Istituto “Tambosi” di Trento che organizza corsi di informatica per i nonni. I docenti sono… gli studenti.
C’è un gran vociare che proviene dal laboratorio di informatica della scuola superiore in cui sto entrando. Non si tratta di un gruppo di soli adolescenti, ma di una classe speciale, composta da studenti e persone anziane, seduti gomito a gomito di fronte ai computer.
Qui i nonni imparano ad usare smartphone e tablet ed i loro docenti sono studenti della scuola che li ospita. I ragazzi, volontariamente, hanno deciso di offrire la loro innata competenza in materia di nuove tecnologie per aiutare chi, per ragioni meramente anagrafiche, si è trovato di fronte ad una esplosione culturale tecnologica mai vista in altre epoche e che vuole essere aiutato a coglierne le opportunità.
Ci sono anche i docenti veri e propri, ma hanno un ruolo più istituzionale e organizzativo che didattico: girano per il laboratorio, sbrogliando situazioni più complesse e sorvegliando l’andamento dei lavori, ma il ruolo di veri protagonisti del progetto didattico è tutto in mano agli studenti.
La tecnologia è per tutti: nasce proprio con lo scopo di aiutare più persone possibili a migliorare il proprio quotidiano. E visto che i giovanissimi sono così rapidi ad apprendere l’uso di questi strumenti, perché non chiedere proprio a loro di aiutare i più anziani, che in ambito tecnologico tendono a fare più fatica?
Questa è l’iniziativa cui ha pensato l’Istituto Tecnico Economico “Tambosi” di Trento, che dall’anno scolastico 2016/2017, grazie all’impegno del prof. Natale Scopelliti e della prof.sa Paola Migazzi, ogni martedì mette a disposizione della cittadinanza uno spazio per far incontrare due generazioni solitamente distantissime fra loro, per affrontare insieme i temi della tecnologia, permettendo agli anziani di imparare qualcosa.
La struttura dei corsi è molto semplice: ogni studente-docente riceve al massimo due partecipanti su una postazione PC; l’argomento è libero, e lo sceglie il partecipante secondo i propri interessi. Qualche volta si parlerà di smartphone, qualche volta di Internet, qualche altra si proverà ad usare il tablet.
La signora Piera, ad esempio racconta che è partita da zero e che ha partecipato solo tre volte: “Ma ho già imparato le cose più semplici, quelle che mi interessano di più: usare il telefono e cercare su Internet informazioni su lavori di maglia o di cucina. Prima non sapevo nemmeno che queste possibilità esistessero”.
Il suo insegnante si chiama Stefano, un ragazzo spigliatissimo, che ci descrive il suo metodo per facilitare l’apprendimento: “Il tablet facilita molto la navigazione su Internet, quindi è meglio partire dal tablet o dal telefono, per poi aiutarli ad usare il computer”.
Un altro partecipante è Adriano, appassionato di passeggiate in montagna, che si sta facendo spiegare da Laura come fare per costruire uno schedario per mantenere traccia delle gite che farà in futuro. “Qui non c’è un programma definito, e quindi i ragazzi si adattano alle esigenze di noi studenti-nonni”.
“Non hai veramente capito qualcosa finché non sei in grado di spiegarlo a tua nonna”
E cosa imparano i ragazzi, da questa esperienza? Secondo la stessa Laura ci vuole molta pazienza: “Siamo due generazioni diverse e bisogna dare loro il tempo necessario per abituarsi ed imparare, per aggiornarli al nuovo mondo”.
L’opinione è confermata da tutti gli altri ragazzi. Per Werner è molto facile il ruolo di docente: “Uso queste cose tutti i giorni, quindi mi costa poco. Però diamo loro una opportunità: qualche volta fanno fatica perché trovano questi argomenti un po’ difficili. Ma noi ci armiamo di pazienza e ripetiamo finché le cose non sono chiare”.
Qualche volta però si tende a dare per scontato alcune cose, che in realtà semplici non sono, ma quando la matassa si sbroglia è una bella soddisfazione, come racconta Elisa: “Certi argomenti sono complessi da spiegare, perché ci sono termini specifici che siamo così abituati ad usare da non saper bene come spiegarli. È difficile, però è bellissimo”.
È questa l’applicazione letterale di un famoso aforisma attribuito ad Albert Einstein: “Non hai veramente capito qualcosa finché non sei in grado di spiegarlo a tua nonna”. Si tratta di un’ottima opportunità per i ragazzi di approfondire le proprie competenze provando a spiegarle: si chiariscono dubbi, si rinforza il lessico e si impara a essere pazienti.
Le motivazioni dei nonni
Cosa spinge i nonni a prendersi l’impegno di partecipare? Molti di loro si sono sentiti esclusi dall’invasione della tecnologia nelle nostre vite e hanno deciso di correre ai ripari. Per un po’ si sono fatti aiutare dai propri familiari, che non sempre hanno trovato la pazienza di spiegare loro come usare smartphone o computer, poi hanno scoperto l’iniziativa del “Tambosi” e hanno deciso di rendersi autonomi.
Bruna è contentissima di quello che sta imparando: “Parto da zero. I miei figli non hanno pazienza di spiegarmi, e allora vengo qua da Elisa (la studentessa-tutor che la segue, n.d.r.) che è bravissima. Sono molto soddisfatta, sto prendendo appunti in bella e brutta copia. Sono curiosa di imparare, altrimenti mi sento esclusa da tutto questo”. La decisione di partecipare è arrivata quando le hanno regalato un nuovo smartphone: “Non lo sapevo usare, mi è capitata questa opportunità, e l’ho colta al volo. Consiglio a tutti di partecipare, perché è utilissimo, con i ragazzi si impara subito”.
La molla scatta per il desiderio di essere al passo coi tempi, di poter sfruttare a proprio vantaggio la tecnologia per fare cose che prima nemmeno si immaginavano possibili: trovare subito la ricetta da replicare in cucina, archiviare le proprie informazioni, lavorare sulle fotografie appena scattate, leggere le notizie, comunicare con i propri cari. I nonni si iscrivono al progetto (basta contattare l’ITE “Tambosi” e chiedere informazioni su “Nonni in rete”) e ogni martedì si presentano in laboratorio, portando le proprie cose (smartphone e tablet), oppure semplicemente usando i computer messi a disposizione dalla scuola, dove vengono accolti dai ragazzi.
I costi dell’operazione
Valutando la sostenibilità dell’iniziativa dal punto di vista finanziario, diciamo subito che il costo per l’Amministrazione è zero, così come per l’utenza, per cui non è prevista alcuna quota di iscrizione.
Dal punto di vista degli studenti, nessuna retribuzione è prevista: la loro partecipazione è a titolo volontario, ed il loro impegno viene riconosciuto come credito formativo alla fine dell’anno scolastico.
Secondo il responsabile dell’iniziativa, il prof. Natale Scopelliti, “gli insegnanti non ricevono alcuna retribuzione aggiuntiva o straordinaria: semplicemente recuperano ore come previsto dal contratto”. Per esigenze organizzative, principalmente dovute alla gestione dei trasporti per gli studenti, in Trentino il contratto prevede che le ore di insegnamento ordinarie abbiano una durata di 50 minuti, pur essendo pagate per 60. C’è quindi la necessità di recuperare (per ogni ora lavorata) 10 minuti con i ragazzi. Uno dei modi per recuperare questo tempo è proprio la partecipazione in qualità di tutor a progetti didattici come, appunto, “Nonni in rete”.
Secondo il prof. Scopelliti, le richieste di partecipazione sono tantissime, sempre in crescita: “Questo alto numero mostra l’interesse verso l’iniziativa. Se altre scuole mettessero in campo le proprie risorse per attivare progetti simili, sarebbe possibile estendere questa opportunità ad un numero molto maggiore di persone: un modo socialmente intelligente (e proficuo) di mettere a disposizione le strutture scolastiche”.
Per informazioni contattare ITE “A. Tambosi”, via Brigata Acqui 19, 38122 Trento – tel. 0461/239955 – email: info@tambosi.tn.it.