La startup nata a Trento vuole esportare nel mondo un nuovo modo di giocare con gli smartphone e divertirsi
Un giorno, passeggiando tranquillamente per la città, potrebbe capitarvi di incrociare un gruppo di ragazzi che si affrontano l’uno contro l’altro, armati di smartphone, in quella che sembra essere una battaglia con armi laser. La cosa probabilmente vi coglierà di sorpresa, lasciandovi increduli. Commenterete con altri passanti ciò che accade, e vi chiederete dove stiamo andando con queste nuove tecnologie. Oppure vi getterete senza remore nella battaglia, armati di telefono, perché anche voi siete giocatori di Father.io.
Di che parliamo? Father.io è un gioco per smarthphone in realtà aumentata, che nel prossimo futuro permetterà ai propri utenti di giocare fra loro immaginando di vivere in un mondo alternativo e distopico (preda cioè di un’utopia negativa, profondamente indesiderabile), con la solita battaglia tra il bene e il male tradotta in una lotta di sopravvivenza della specie umana contro lo strapotere di macchine rese intelligenti e autonome dall’intelligenza artificiale. Le guerre tra le due fazioni si effettuano, appunto, simulando battaglie che sfruttano un sistema laser collegato allo smartphone.
Per realtà aumentata (in inglese augmented reality, abbreviato “AR”) si intende l’arricchimento della percezione sensoriale umana mediante informazioni non percepibili con i cinque sensi, messe a disposizione attraverso oggetti elettronici.
Ricorderete tutti gli occhiali Google Glass, che tra le altre cose, rendevano visibile all’occhio dell’utente gli orari dell’autobus semplicemente guardando la fermata dell’autobus. Father.io usa più o meno lo stesso concetto, solo che l’oggetto elettronico è lo smartphone dotato di un apposito puntatore a infrarossi detto Inceptor: e quello che si vede nello schermo è la realtà vista dalla telecamera con l’aggiunta delle informazioni e delle grafiche, usuali nei videogiochi, su armi, punteggi, stato di salute del personaggio, munizioni.
La cosa interessante è che questa applicazione è sviluppata dalla Proxy42, azienda sì americana, ma con il cuore pulsante a Trento, sorta dall’incontro di Francesco, livornese, programmatore di videogiochi, e Zulay, colombiana, esperta di design industriale.
Ma come è nato il tutto ce lo raccontano loro.
Francesco, come nasce l’idea di father.io?
“Ci eravamo accorti che la realtà aumentata era utilizzata solo a scopo di marketing o per generare il wow-effect, l’effetto sorpresa di chi si ritrova in mano un oggetto che fa cose che sorprendono, ma che poi restava un po’ fine a se stesso. A quel punto abbiamo deciso di utilizzarla come mezzo per creare nuove user-experience, mettendola a disposizione di intere community. Ad oggi la realtà aumentata si è rivelata una tecnologia molto costosa e di difficile accesso a tutti: si pensi che i Google Glass sono arrivati a costare 1500 dollari e più. Nel 2012-2013, anni in cui si stava elaborando l’idea, ritenevamo che non tutte le tecnologie dovessero costare così tanto e ci siamo proposti di creare una nuova forma di intrattenimento basata sulla realtà aumentata e che non costasse troppo”.
Qual è l’ambientazione del gioco?
“È un gioco dove due fazioni combattono per la sopravvivenza della specie, interagendo con il mondo reale. L’ambiente in cui tutto si svolge è un mondo futuristico in cui un computer (di nome Ethereus) controlla e governa il mondo senza sbavature. Si tratta quindi di una estremizzazione di quanto sta avvenendo nella nostra realtà in cui l’interazione tra realtà aumentata, intelligenza Artificiale e Internet delle Cose porta a delegare sempre più funzioni alle macchine, fino a portare alla delega completa alle macchine. A questa situazione gli abitanti del mondo hanno risposto dividendosi in due fazioni: quella degli Evolved, che avevano invece accettato di integrarsi con Ethereus, e quella degli Umani che l’integrazione l’avevano rifiutata. Tutto fila più o meno liscio fin quando il computer Ethereus viene infettato da un virus di origini misteriose, che si chiama Father.Io”.
Come funziona il gioco?
“Il giocatore sceglie se stare con gli Umani o con gli Evolved. Il mondo reale è diviso in aree che contengono punti di interesse di ambito differente, ce ne sono 13 milioni in tutto il mondo: possono essere scuole, ospedali, università e possono servire al giocatore per aumentare le proprie capacità di gioco (esperienza, salute, istruzione, etc). Lo scopo del gioco è conquistare queste aree, passandole sotto il controllo della propria fazione. Supponiamo che un giocatore decida di conquistare una determinata area. Se questa è libera sarà sufficiente recarcisi, e conquistarla mediante geolocalizzazione. Se questa, al contrario, è sotto il controllo della fazione opposta, bisognerà conquistarla attraverso battaglie che includono lo scontro in prima persona (first-person-shooter)”.
Che tecnologia sta alla base di questo gioco?
“Per giocare, l’utente dovrà scaricare una app gratuita (iOs e Android) e (se vuole) acquistare un oggetto (l’Inceptor). L’Inceptor viene agganciato allo smartphone attraverso un apposito kit e si collega al telefono tramite bluetooth. Da quel momento diventa l’arma per giocare. Durante uno scontro first-person-shooter si inquadra l’avversario nello schermo, si aggiusta il mirino con gli appositi comandi e si fa fuoco. Chi è più veloce e furbo elimina l’avversario”.
Ma non c’è il rischio che qualcuno si faccia male? Che succede se nel territorio da conquistare passa un’autostrada?
“Non si potrà giocare in luoghi pericolosi: la community voterà e deciderà quali sono i luoghi sicuri dove potersi incontrare e giocare in sicurezza”.
È necessario l’Inceptor per giocare?
“No. C’è la possibilità di giocare anche senza il dispositivo, in ruoli diversi da quello militare. I punti di interesse saranno gestiti da persone votate dalla community stessa. Un medico potrà dedicarsi a gestire l’ospedale di una determinata area, che verrà utilizzato dai giocatori per curarsi le ferite e guadagnare punti salute. Si crea quindi anche un aspetto sociologico: la gestione di un patrimonio e di risorse pubbliche, e la rappresentazione del processo politico come un atto duale alla guerra. C’è anche la possibilità di seguire le battaglie da casa propria, dal PC, aiutando i giocatori sul campo fornendo loro informazioni utili”.
Un’altra cosa interessante è la forma di finanziamento che vi siete scelti, il crowdfunding. Come è andata?
“Dal lancio del nostro primo video promozionale più di 250.000 persone si sono iscritte e sono in attesa del gioco. I video che abbiamo messo in rete hanno avuto una notevole diffusione. Forti di questi numeri abbiamo avviato con fiducia il crowdfunding: consiste nel presentare il proprio progetto su alcuni portali specializzati (indiegogo.com o kickstarter.com), cercando di arrivare ai possibili compratori. Chi paga la quota minima riceve in cambio il prodotto in anteprima: nel nostro caso l’Inceptor veniva venduto a 18 dollari come primo prezzo per invogliare i primi compratori, ora è a 30 dollari. Al giorno d’oggi abbiamo incassato 341.000 dollari in crowdfunding, che corrispondono circa a 11.000 Inceptor. Un ottimo risultato, visto che avevamo fissato un obiettivo minimo di 50.000 dollari”.
La vostra realtà si è sviluppata in Trentino. Pensate che il Trentino sia un terreno fertile per lo sviluppo di queste idee? In che misura la presenza di realtà come FBK e altri incubatori di innovazione tecnologica ha contribuito al vostro lavoro?
“Sì, il Trentino è un terreno decisamente fertile. Da diversi anni qui si sta investendo molto in innovazione e ci sono alcune realtà di spicco: esistono realtà di eccellenza nei settori dell’elettronica e del manufacturing in Trentino e in generale nel Nord Italia. I primi a credere nel nostro progetto e a finanziarlo sono stati i Business Angels (BAN) Trentino: un contributo importante che indubbiamente va riconosciuto a questo territorio”.
Per saperne di più, ecco un video promo che spiega come avviene il gioco: